CHI HA PAURA DI MATTEO SALVINI? by Blog Quotidiano.net
BEPPE GRILLO sicuro, che copia il programma della Lega ma rifiuta, com'è sua infelice abitudine, qualunque incontro e confronto. Però piazza del Duomo, sabato pomeriggio, non aveva molto da invidiare al mega raduno romano dei Cinque Stelle, anzi.
GIULIANO PISAPIA che ha trasformato Milano in una zingaropoli autorizzata... Lo diceva il Carroccio durante la campagna elettorale per l'elezione del sindaco che doveva succedere a Letizia Moratti. In molti non gli abbiamo creduto. Ma oggi, con i cittadini presi d'assalto da lavavetri, assediati da un accattonaggio più che invadente, a rischio in strada e nelle proprie case per furti, borseggi e rapine sempre più frequenti (l'agosto in città e' stato duro) ci dobbiamo ricredere.
LA SINISTRA RADICAL CHIC, che teme i pizzoccheri più dell'ebola, comincia a inquietarsi per il consenso trasversale anche se sotto traccia che circola perfino in molti salotti dell'alta borghesia milanese, quella che un tempo snobbava le canottiere del senatur ma oggi stravede per il giovane segretario leghista capace di radunare migliaia di persone a Milano e proclamare quello che tanti pensano ma pochi osano dire su un'ondata migratoria irrefrenabile, che arricchisce scafisti senza scrupoli e impoverisce tutti gli altri, italiani e stranieri in fuga.
Umberto Bossi non lo teme più, il giovane Matteo. Da padre lungimirante finalmente nobile ha compreso che il leghista milanese e' in grado di creare un ponte tra la vecchia Pontida e la nuova Europa e ridare slancio a una Lega che sembrava avviata sul viale del tramonto.
Lo teme di più oggi il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, che lo ha investito come suo erede eppure mai avrebbe pensato a un sorpasso nei sondaggi su Silvio Berlusconi, a un carisma da leader nazionale che l'incisivo e televisivo Salvini capitalizza e saprà usare, anche se per ora deve limitarsi a sognare Palazzo Marini
GIULIANO PISAPIA che ha trasformato Milano in una zingaropoli autorizzata... Lo diceva il Carroccio durante la campagna elettorale per l'elezione del sindaco che doveva succedere a Letizia Moratti. In molti non gli abbiamo creduto. Ma oggi, con i cittadini presi d'assalto da lavavetri, assediati da un accattonaggio più che invadente, a rischio in strada e nelle proprie case per furti, borseggi e rapine sempre più frequenti (l'agosto in città e' stato duro) ci dobbiamo ricredere.
LA SINISTRA RADICAL CHIC, che teme i pizzoccheri più dell'ebola, comincia a inquietarsi per il consenso trasversale anche se sotto traccia che circola perfino in molti salotti dell'alta borghesia milanese, quella che un tempo snobbava le canottiere del senatur ma oggi stravede per il giovane segretario leghista capace di radunare migliaia di persone a Milano e proclamare quello che tanti pensano ma pochi osano dire su un'ondata migratoria irrefrenabile, che arricchisce scafisti senza scrupoli e impoverisce tutti gli altri, italiani e stranieri in fuga.
Umberto Bossi non lo teme più, il giovane Matteo. Da padre lungimirante finalmente nobile ha compreso che il leghista milanese e' in grado di creare un ponte tra la vecchia Pontida e la nuova Europa e ridare slancio a una Lega che sembrava avviata sul viale del tramonto.
Lo teme di più oggi il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, che lo ha investito come suo erede eppure mai avrebbe pensato a un sorpasso nei sondaggi su Silvio Berlusconi, a un carisma da leader nazionale che l'incisivo e televisivo Salvini capitalizza e saprà usare, anche se per ora deve limitarsi a sognare Palazzo Marini
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